L’Altra Romagna
Le aree collinari e montane di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini

Via Romea Germanica di Stade

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Via Romea Germanica di Stade

Molti fra gli abitanti dei comuni appenninici tra Romagna e Toscana conoscono, anche solo per nome, il Passo dell’Alpe di Serra (1148m), fra questi sono diversi coloro che hanno sentito parlare di Via Vecchia Romagnola precedente al Passo dei Mandrioli (1173m), o addirittura di Via Maior, come la descrivono atti notarili camaldolesi da poco dopo il 1000 ai nostri giorni. Molti abitanti della Valle Santa, dalla parte della Toscana a della valle del Savio sul versante romagnolo ricordano che i nonni traversavano l’Appennino, per lavoro, per acquisti o per vedere la loro fidanzata per l’Alpe di Serra.

I lastricati, i ciottolati le massicciate di molti tratti di questa strada, tra Bibbiena e Bagno di Romagna hanno colpito l’immaginazione di molti curiosi, appassionati di storia ed archeologia, od anche cercatori di funghi, che hanno spesso attribuito il nome di Strada Romana a quella che è in realtà una strada preesistente la conquista romana anche se nulla di specificamente “romano” è oggi visibile lungo il percorso ed i lastrici e le massicciate non risalgono che a pochi secoli fa.

Ma ecco che in Sassonia, nella biblioteca Herzog August di Wolfenbuttel, viene a capitare nelle mani di un ricercatore della metà dell’800 un documento scritto verso il 1236, che descrivendo le strade che collegano la città anseatica di Stade a Roma, a beneficio dei pellegrini, esplicitamente include come tappe di un itinerario possibile, Forlì, San Martino in Strada, Meldola, Civitella, Bagno di Romagna, l’Alpe di Serra, Campi di Bibbiena, Subbiano, ecc. Il documento, parte deglli Annali di Stade (Annales Stadenses) era stato compilato dall’abate Alberto, un frate francescano del convento di Santa Maria di Stade, in forma di racconto – come spesso si faceva nel medioevo - che descriveva una conversazione tra due frati pellegrini romei: Tirri e Firri, ma che in realtà forniva diversi itinerari con dati precisi su luoghi a distanze da traversare e anche sulle condizioni della strada, per il viaggio di andata e di ritorno da Roma.

Questo itinerario ripercorre il tratto della Via Romea Germanica di Stade da Ferrara a Bagno di Romagna, lungo complessivamente 214 km.

Piedi
Bicicletta
Cavallo
Macchina

1° tappa - Da Ferrara ad Argenta

41 km

Fra il VII e l'VIII secolo, a causa delle continue invasioni barbariche che devastarono Voghenza, la sede vescovile venne spostata da Voghenza al Borgo San Giorgio, situato sulla riva destra del fiume Po, proprio in corrispondenza del castrum bizantino del VI secolo che si trovava sulla riva opposta. Questo primo insediamento abitativo di Ferrara è individuabile nel sito dell'antica cattedrale di San Giorgio fuori le mura. In età romanica la città prese a svilupparsi maggiormente sull'altra riva del Po mettendo in ombra il Borgo San Giorgio e di conseguenza la sede vescovile venne spostata nel 1135 nell'attuale Cattedrale di Ferrara esattamente nel centro della città.
Furono questi gli anni delle prime manifestazioni dell'autonomia cittadina che vide la nascita di un piccolo governo comunale nel XII secolo. La città iniziava così a urbanizzare il proprio territorio grazie alla costruzione di numerosi monumenti come la Cattedrale o il Palazzo del Municipio, e la realizzazione di nuove strade a partire dall'asse delle prime vie, Ripagrande e della sua parallela "di servizio" Via Capo delle Volte, che costeggiavano la riva del Po. Gli Este governarono indiscussi sulla città per quasi tre secoli rendendola capitale di un piccolo, ma culturalmente attivissimo, Stato regionale. 

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2° tappa - Da Argenta a S. Alberto

29 km

Sorta probabilmente in epoca romana, tuttavia la tradizione vuole che Argenta sia sorta per volere di Esuperanzio, vescovo di Ravenna dal 425 al 430 lungo la sponda destra del fiume Po, proprio nei pressi della Pieve di San Giorgio, il più antico luogo di culto della zona, ora a circa un chilometro di distanza dal centro abitato.
Da visitare: Pieve di San Giorgio, Santuario della Celletta,  Delizia di Benvignante, Valli di Campotto.
Le Valli di Campotto sono situate a sud della città, e sono delimitate a nord dal fiume Reno e a sud dai confini provinciali. Il termine Valli di Campotto indica quella parte del Parco regionale del Delta del Po che fa parte del territorio comunale della città di Argenta.

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3° tappa - Da S. Alberto a Ravenna

34 km

Sant’Alberto è un piccolo borgo sulla destra del Reno dove il fiume si affianca alla valle di Lido Magnavacca presso l’attacco del Dosso di mezzo.
Il nome S. Alberto Si riferisce a Sant Alberto Magno di Bollstädt, detto Doctor Universalis, conosciuto anche come Alberto il Grande o Alberto di Colonia (Lauingen, 1206 – Colonia, 15 novembre 1280), Dottore della Chiesa. Frate domenicano tedesco, considerato il più grande filosofo e teologo tedesco del medioevo.

La tappa è piuttosto lunga, ma senza alcuna difficoltà: la si può spezzare in vari punti specie se si sceglie il tracciato in riva al mare, lasciando gli ultimi km per il giorno dopo, e potendo così iniziare la visita di Ravenna con a disposizione tutto il tempo necessario. 

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4° tappa - Da Ravenna a Forlì

30 km

Ravenna è una città di 160.243 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Emilia-Romagna e capitale mondiale del mosaico. È la città più grande e storicamente più importante della Romagna;
il suo territorio comunale è il secondo in Italia per superficie, superato solo da quello di Roma e comprende nove lidi sul litorale adriatico.
Ravenna, nella sua storia è stata capitale tre volte: dell'Impero Romano d'Occidente (402 - 476),del Regno degli Ostrogoti (493 - 553-Re Teodorico) e dell'Esarcato bizantino (568 - 751). Per le vestigia di questo luminoso passato, il complesso dei primi monumenti cristiani di Ravenna è stato dichiarato Patrimonio dell'Umanitàdall'UNESCO.

Alcuni dei luoghi da visitare: Mausoleo di Galla Placidia (prima metà del V secolo, post 426), Battistero Neoniano (430 circa, decorato verso il 458), Cappella Arcivescovile (500 circa), Basilica di Sant'Apollinare Nuovo (inizio del VI secolo, con ridecorazione parziale nella seconda metà del VI secolo), Mausoleo di Teodorico (520 circa), Battistero degli Ariani (prima metà del VI secolo), Basilica di San Vitale (prima metà del VI secolo), Basilica di Sant'Apollinare in Classe (consacrata nel 547), Basilica di San Francesco, Domus dei Tappeti di Pietra, Rocca Brancaleone, Tomba di Dante.

Anche questa tappa è piuttosto lunga, ma completamente pianeggiante, in un ambiente molto antropizzato.

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5° tappa - Da Forlì a Cusercoli

Galeata - Fraz. Pianetto
Galeata - Fraz. Pianetto

35 km

Forlì: Forum Livii in latino (chiamata anche Forlivio, Furlì, in italiano antico) è una delle cià mercato romane che scandiscono la Via Emilia da Piacenza a Rimini. E’ il capoluogo della provincia di Forlì-Cesena in Romagna. Forlì è anche il centro linguistico del dialetto romagnolo.
Faceva parte del regno degli Ostrogoti, quindi dell’impero di Bisanzio assieme a Ravenna, fino a quando nel VI secolo, a seguito dell’intervento di Pipino il Breve e della Falsa Donazione Costantiniana fu parte del patrimonio di San Pietro quasi senza interruzioni fino all’unificazione dell’Italia del 1861.

L’edificio più insigne della città è la chiesa di San Mercuriale, che risale al XII secolo, sorta in luogo della Basilica/Caedrale di Santo Stefano. Il campanile di stile lombardo è opera di Francesco Deddi che lo iniziò nel 1178, ma fu rimaneggiato in epoche successive. All’interno della chiesa vi sono numerose opere d’arte monumentali e pittoriche tra le quali dipinti del Palmezzano.

Con questa tappa ha inizio un percorso del tutto nuovo che ci porterà progressivamente prima in collina, poi in montagna, fino a varcare gli Appennini ed entrare in Toscana.

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6° tappa - Da Cusercoli a S. Sofia

Castello di Cusercoli
Castello di Cusercoli

20 km

Cusercoli è una frazione di Civitella di Romagna.
Originariamente l’insediamento di Civitella era racchiuso entro la cinta muraria, sotto il dominio dell’Abbazia di Sant'Ellero di Galeata. Il toponimo viene richiamato nell’anno 996 come facente parte della Chiesa di Ravenna. In seguito il paese fu assoggettato dai conti di Giaggiolo. Dopo essere stato disputato da varie signorie, Civitella divenne parte dello Stato Pontificio e segnò il confine con il Gran Ducato di Toscana.
A fine Ottocento questo paese ha dato i natali a due personaggi storici che andarono a scrivere pagine importanti della storia d'Italia: Nicola Bombacci, che nel 1921 assieme ad altri fondò il Partito Comunista, e Leandro Arpinati che insieme a Benito Mussolini fu fra i fondatori del primo fascismo.
Del Comune fa parte Cusercoli situato sulla sinistra del fiume Bidente, in una posizione dominante il territorio circostante tra Meldola e Civitella di Romagna. 

La storia della frazione di Cusercoli dipende da quella del castello che la domina. Esso fu costruito sul luogo dove già esisteva un impianto tardo romano, di cui resta solo un imponente muro a secco. Proprio il caratteristico sperone roccioso su cui sorge il borgo, che sbarra la valle del Bidente e costringe il fiume a deviare dal suo corso, fece generare una leggenda tra gli abitanti, che attribuirono la creazione del massiccio sperone ad opera del mitico Ercole. Da qui, secondo alcune fonti, deriverebbe il termine ClusumClausum Erculis (chiusa di Ercole), di conseguenza Cusercoli.
La prima rocca medioevale risale al XII secolo. Nel XIV secolo fu aggiunto al complesso un palazzo fortificato, adibito a residenza del feudatario. Successivamente vennero ampliate le mura ed una
seconda cerchia racchiuse l'intero borgo circostante. 

Da vedere: il santurario della Suasia, la Chiesa del Castello, l’Oratorio di S. Filippo, la Rocca di Civitella, il Castello di Cusercoli.

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7° tappa - Da S. Sofia a Bagno di Romagna

Corniolo
Corniolo

25 km

Visto dall'alto delle colline che bordano l'alta valle dov'è adagiato, il paese di Santa Sofia appare come una copia miniaturizzata di Firenze, coi suoi lungofiume di pietra grigia ed i suoi palazzi di stile toscano che si rispecchiano nelle acque del Bidente che l'attraversa. Del resto la cittadina, attualmente in provincia di Forlì-Cesena, per oltre mezzo millennio ha fatto parte dello Stato toscano: dalla metà del 1400 al 1923.
Il paese è sorto anticamente attorno a due distinti nuclei fortificati che si fronteggiavano sulle opposte sponde del Viti (oggi Bidente) dei Romani: sulla sinistra una fortezza antilongobarda dei bizantini - da qui il nome di Sofia, in greco antico Sapienza Divina - poi divenuta castello medioevale distrutto da un terremoto nel novembre 1918; sulla destra un presidio fortificato di truppe romane. Coi secoli le due sponde sono state interamente occupate dalle abitazioni.

Si è così formato un complesso urbano caratterizzato da numerosi palazzi di eccezionale valore estetico-architettonico: l'ex residenza dei conti Crisolini-Malatesta, ora sede del Municipio, l'ex villa secentesca dei Mortani (poi Giorgi), ora sede della Banca Romagna Centro-Credito Cooperativo, i palazzi dei Pagani-Nefetti e dei conti Gentili nell'omonima piazza, il grandioso complesso, rinnovato tra cinquecento e seicento, dei Bianchini-Mortani (gli eredi di Neri, figlio di Uguccione delle Faggiola).

Santa Sofia è stato un "paese di frontiera" fin dal tempo degli Umbri e degli Etruschi, rimasto tale fino all'anno 1859. Fino all'unità d'Italia infatti, una linea di confine lo tagliava in due: da una parte era Granducato di Toscana, dall'altra Stato della Chiesa.

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