La Maiella – Abruzzo
GAL Maiella Verde e GAL Terre Pescaresi (Abruzzo)

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Scheda GAL

La Maiella rappresenta il secondo massiccio montuoso più alto degli Appennini dopo il Gran Sasso, la cima più alta raggiunge i 2793 m s.l.m. con il Monte Amaro.

Siamo in Abruzzo, la regione più verde d’Europa, nell’Appennino centrale al confine tra le province di Chieti, L’Aquila e Pescara.

Parco Nazionale della Maiella

Plinio il Vecchio riteneva che la Maiella, patrimonio mondiale dei Parchi Nazionali, fosse il “Padre dei Monti”, mentre gli abruzzesi la considerano la “Montagna Madre”. Si tratta di un gruppo montuoso alto, imponente, impervio e selvaggio, costituito da quattro grandi individualità orografiche: la Maiella propriamente detta, massiccio calcareo ampio e compatto, il Morrone, il Porrara e i Monti Pizzi.  
La Maiella è un Parco Nazionale che per posizione, asprezza, vastità, imponenza, rigore e mutevolezza climatica, può essere considerato unico nel suo genere, ricco di valli e di piani carsici che si interpongono tra le vette montane. All’interno del Parco, troviamo, insieme a una fauna ricca e assortita (camoscio, capriolo, cervo, aquila reale, orso marsicano, lupo e altro ancora), una flora altrettanto variegata, con oltre 2100 specie di piante diverse, 1/3 dell’intera flora nazionale. Le querce caducifoglie come cerro e roverella interessano le quote più basse, mentre tra i 1000 e i 1800 metri è la faggeta a dominare il paesaggio. Salendo di quota, oltre i 1800 metri, possiamo distinguere tre ambienti diversi: le boscaglie alpine, (pino mugo e ginepro montano) le praterie d’altitudine e le brulle pietraie, dove fiorisce la rara stella alpina dell’Appennino. 

Questi scenari isolati, di struggente e mistica bellezza, sono stati sin dall’antichità i luoghi prediletti dello spirito e della meditazione.
Nel corso dei secoli, le grotte presenti nel Parco hanno dato rifugio a pastori, briganti, asceti, soldati e partigiani. Tra i tanti eremiti che hanno “abitato” la Maiella e i suoi eremi, spicca Pietro da Morrone eletto nel 1294 al soglio pontificio (Celestino V), “colui che fece per viltade il gran rifiuto”.

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